Ciò che stiamo vivendo ha anche un impatto sui bambini. Un impatto che può dar vita a reazioni diverse. Gli adulti, genitori, insegnanti possono trovarsi in difficoltà di fronte alle reazioni di sofferenza dei piccoli.

Impariamo a raccontare la realtà ai nostri bambini!

Oltre alla paura verso le notizie che sentono, i bambini vedono stravolti i ritmi e le abitudini della propria vita quotidiana. Inoltre, percepiscono la preoccupazione vissuta dalle figure adulte di riferimento e questo li spaventa. Noi adulti possiamo fare tanto per aiutarli, anche se ci sentiamo in difficoltà.

Per questo voglio darvi alcuni consigli su come gestire eventuali difficoltà dei piccoli. Sono consigli rivolti sia ai genitori, ai nonni, ma anche agli insegnanti che rappresentano delle figure di riferimento importanti per i bambini.

IMPARIAMO A LEGGERE E TRATTARE LE EMOZIONI DEI BAMBINI

In questo periodo, i bambini stanno vivendo uno sconvolgimento emotivo, cognitivo e affettivo importante. È quindi normale che mostrino delle reazioni emotive a cui si è poco abituati. Provano forti emozioni, hanno cambiato modo di fare lezione e di occupare il proprio tempo, sono probabilmente lontani dai nonni, zii e cuginetti. Inoltre, probabilmente vedono i propri genitori anch’essi preoccupati e impauriti, perdendo sicurezza in quelle persone da cui sono sempre stati rassicurati.

EMOZIONI INTERMITTENTI

I bambini provano emozioni in maniera intermittente. Li vediamo piangere, arrabbiarsi e poi, dopo poco tempo li ritroviamo a giocare, come se niente fosse accaduto. Mostrano una modalità intermittente di reagire emotivamente. Hanno delle parentesi in cui vivono le proprie emozioni, come ad esempio nei sogni, incubi, paure o crisi improvvise. Questa modalità è molto diversa da quella degli adulti, che rimangono più tempo dentro il proprio stato emotivo.

QUALI EMOZIONI

Paura, rabbia, tristezza, senso di colpa. Si crea uno stato d’ansia accentuato dal protrarsi della situazione di rischio che può comportare irritabilità, noia, voglia di stare da soli.

SINTOMI SOMATICI E COMPORTAMENTALI

Mal di pancia, mal di testa, raffreddori più frequenti, a volte anche una leggera balbuzia, difficoltà a stare concentrati, stanchezza fisica, iperattività. Ogni bambino è diverso dagli altri e avrà delle reazioni proprie. Si possono verificare anche fenomeni regressivi, come tornare a fare la pipì a letto o atteggiamenti propri di quando erano più piccoli, come fare i capricci. Sono in genere fenomeni temporanei che poi rientrano da soli.

COSA POSSIAMO FARE?

  • Evitare di parlare e allarmarsi tra adulti in presenza dei più piccoli. A volte li rendiamo invisibili e ci dimentichiamo che sono di fronte a noi e “assorbono” tutto ciò che sentono. Es.: “quando siamo al telefono con un amico e raccontiamo le ultime notizie appena sentite al telegiornale”.
  • Raccontare la verità di ciò che sta accadendo. Sempre utilizzando parole chiare, adatte all’età del bambino. Se nostro figlio è molto piccolo si può utilizzare la fiaba per raccontare la verità. Il virus potrebbe diventare un personaggio cattivo, ma sempre dentro una fiaba, gli adulti essere degli eroi buoni e i tanti medici potrebbero essere quei cavalieri che stanno combattendo per noi e che ci salveranno.
    • Si deve raccontare la verità per un semplice motivo. Il bambino vede gli adulti preoccupati, sente notizie varie che fanno paura, e se gli si viene detto: “tranquillo, va tutto bene”, mandiamo messaggi contraddittori che confondono e creano danni, così l’adulto perde di credibilità e non sarà più una figura di riferimento sicura! VERITA’ ADATTA ALL’ETA’!
    • Evitare i dettagli più tragici, cercare fonti veritiere di notizie. Evidenziare gli elementi di forza e sicurezza (medici, infermieri, scienziati che si stanno occupando di noi). Si può anche dire che nella storia si sono sempre superati momenti come quello di adesso.
    • Naturalmente con bambini più grandi bisogna essere più diretti, ma sempre evitando di focalizzarsi sui particolari tragici e dare spazio e forza alla positività, che sia sempre reale.
  • Posso dire: “In casa siamo al sicuro! Anche i nonni e gli zii sono al sicuro!” Rendere sicuro, attraverso le parole, il luogo che al momento ci trattiene e ci protegge e le persone a cui vogliamo bene.
  • Posso dire: “Ci sono persone che stanno cercando tutte le soluzioni possibili e ce la faranno”.
  • Accogliere tutte le emozioni dei bambini. Facciamo raccontare loro cosa provano, diamo parola alle emozioni. Dire che anche ai grandi capita di arrabbiarsi, di essere tristi e che è naturale.
  • Usare le fiabe con i piccoli. Rinforzare l’immagine dei buoni (es. cavalieri, fate o altro), che rappresentano in nostri medici e infermieri. Inoltre, il personaggio cattivo delle favole ha sempre dei lati buffi, comici. Così il corona virus potrebbe diventare un personaggio cattivo, ma anche buffo e poco pauroso.
  • Non dire mai: “non ci pensare; non piangere; non aver paura ormai sei grande, ecc.”. In questo modo le emozioni e le reazioni ad esse sarebbero vissute come “sbagliate”. LE EMOZIONI VANNO ESPRESSE E GESTITE. Dare spazio al pianto, alla rabbia, alla tristezza senza lasciarsi spaventare.
  • Perchè siamo chiusi a casa? Questa domanda spesso si lega ad un altro dubbio per i genitori: Cosa dico del rischio di morire ai più piccoli? In questo caso, sarebbe opportuno che, quando il bambino è piccolo (fino alla pre-adolescenza), si raccontasse del rischio di “prendersi una brutta febbre”. In questo modo stiamo spiegando e dando una motivazione del perchè siamo costretti a casa. Inoltre, per fortuna, stiamo dicendo la verità in quanto i bambini sembrano essere più resistenti al virus e rischiano solo la febbre (almeno così risulta da quanto affermato ad oggi dalla scienza)

Il bambino ha bisogno di “sentire” che l’adulto non teme le sue (del bambino) emozioni, che l’adulto è lì a sostenerlo. In questo modo apprende che la sua paura non è distruttiva o pericolosa per i genitori, perché vede in loro serenità e accudimento.

  • Essere disponibili a parlare con loro, con voce rassicurante, senza negarsi. Dare le risposte che ci chiedono, sempre facendo riferimento alla loro età.
  • Dire che anche l’adulto può avere paura, preoccupazione o rabbia, che è normale e sano, ma che poi si torna a essere più sereni.
  • Non lasciateli soli davanti alla televisione, alla radio, al cellulare. Non lasciateli soli a “maneggiare” le informazioni.
  • Cercare di mantenere le routine, anche con le lezioni a distanza che sono una risorsa preziosa. Accettare e normalizzare la possibilità che il bambino sia annoiato. Può essere una reazione all’ansia, allo sconvolgimento degli spazi e delle modalità relazionali. Anche gli insegnanti possono aiutarli a raccontare a parole cosa provano, senza interpretare o cercare di alleviare, semplicemente “essere con loro”.

Francesco Prisco